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relazioni sociali

La giornata internazionale dei GIUSTI

 

L’uomo nella foto si chiamava Lorenzo Perone.

A lui Primo Levi dedica parole meravigliose nel suo libro “Se Questo è un uomo”

A lui debbo di essere vivo oggi: e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi continuamente rammentato, con la sua presenza, con il suo modo cosi piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro, qualcosa e qualcuno di ancora puro e intero, di non corrotto e non selvaggio, estraneo all’odio e alla paura; qualcosa di assai mal definibile, una remota possibilità di bene, per cui tuttavia metteva conto di conservarsi”.

Pensare che Lorenzo fosse mio concittadino mi ha sempre riempita di orgoglio.

Ma oggi, quanti di noi si comporterebbero come lui?

Quanti, in un contesto di forti pressioni sociali e spinte autoritaristiche sarebbero in grado di scegliere di fare la cosa giusta?

Alcune risposte interessanti vengono dagli studi sulla pressione sociale esercitata in condizioni controllate in laboratorio, descritte in modo dettagliato da Zimbardo nel famoso libro “l’Effetto Lucifero”.

Sono particolarmente interessanti gli studi di Milgram (1963,1974,1976) sull’obbedienza all’autorità in cui ipotizzò che uno sperimentatore, in certe condizioni, potesse condurre una persona normale a compiere atti inaccettabili come quelli di infliggere dolore, molto, ad una persona.

Milgram (1963) pubblicò un annuncio sul giornale cittadino e invitò chiunque volesse a partecipare allo studio (presentato come uno studio sulla memoria). Il partecipante, nel ruolo di “insegnante”, doveva infliggere scosse elettriche (finte!) di intensità crescente ad un “allievo” ogni volta quest’ultimo commetteva un errore in un compito di memoria di associazioni.

L’ «allievo» era in realtà un complice dell’esperimento e il sorteggio che assegna i ruoli di «insegnante» e «allievo» era truccato. Al crescere dell’intensità delle scosse, il complice inizialmente protesta, poi si lamenta e infine urla per il dolore.

Chi volesse, può guardare il video completo sull’esperimento qui.

Prima di procedere con l’esperimento, Milgram chiese ad un pool di esperti una stima di quante persone sarebbero arrivate ad infliggere le scosse potenzialmente letali e gli fu risposto senza troppe esitazioni che solo l’1% lo avrebbe fatto.

I risultati di Milgram furono impressionanti: il 65 % dei partecipanti arrivò ad infliggere all’allievo/complice la scossa più intensa. Talmente impressionanti che per 40 anni, increduli, si replicò l’esperimento, cambiando il genere dei partecipanti, della vittima, cambiando collazione geografica, ma ogni volta i risultati dell’esperimento originale venivano confermati.

Oggi ci sono molte limitazioni etiche alla replica dell’esperimento, ma la mole di dati raccolti non lascia dubbi sulla solidità di tali risultati.

Quello che per molti anni è stato trascurato è il fatto che il 10% delle persone resiste fin da subito e si rifiuta di obbedire all’autorità. 1 su 10 sceglie di non proseguire, di disobbedire alla pressione sociale e di fare la cosa giusta: interrompere l’esperimento.

Chi sono e che caratteristiche hanno? è possibile coltivare queste caratteristiche che permettono di resistere ad un’autorità ingiusta?

Non sappiamo rispondere a queste domande, ma quello è certo è che test di personalità falliscono nel prevedere questo tipo di comportamento.

Secondo Zimbardo e i suoi recenti studi sull’Heroic imagination uno dei fattori che facilita l’espressione del potenziale “eroico” è proprio la presenza di figure di ispirazione: un genitore, un insegnante, un sacerdote, un coach sportivo che nel loro essere “normali”, forniscono un’ispirazione agli altri.

Proprio come Lorenzo Perone e molti altri che a rischio della sua vita hanno saputo fornire aiuto e sostegno a chi ne aveva bisogno.

 

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