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Infanzia

I super poteri del gioco: cosa stiamo davvero dimenticando dei bambini

Sappiamo che l’infanzia è il momento cruciale per lo sviluppo del cervello e che le esperienze che si fanno durante questo per periodo avranno effetti a lungo termine, sia in termini di salute, sia in termine di sviluppo cognitivo. 

Per questo è fondamentale che ai bambini vengano forniti quanti più stimoli “ricchi” e APPROPRIATI possibile. Numerosissime ricerche concordano sul fatto che movimento e interazione sociale rappresentino i migliori stimoli possibili (e la tecnologia? Leggi qui) e il gioco rappresenta la sintesi perfetta di questi elementi. 

Per un bambino si tratta di un vero e proprio bisogno: ne nutre il cervello, sviluppa i muscoli e il movimento, facilita gli apprendimenti e contribuisce a liberare il bambino dallo stress (Yogman e colleghi, 2019).

Giocare fa parte della nostra eredità evoluzionistica e in una grande varietà di specie il gioco rappresenta il modo migliore per i cuccioli per prepararsi a vivere in un mondo complesso. Più è sviluppata la neocorteccia ( e noi siamo la specie in cui quest’area del cervello è più ampia) più e’ necessario il gioco (Aamodt e Wang, 2011). 

Il tema di fornire fornire stimoli ricchi ai bambini, favorito dall’attenzione degli in alcuni casi eccessiva per le performance a scuola ha spinto molti genitori e molte scuole dell’infanzia a implementare attività precoci per favorire la letto-scrittura e gli apprendimenti matematici. Uno studio molto recente (Watts e colleghi, 2018) mette in crisi l’idea che l’acquisizione precoce di alcune conoscenze (ad esempio quelle matematiche) possa realmente tradursi in un vantaggio a lungo termine. L’idea che prima si apprende la matematica meglio è, benché popolare e molto in linea con alcuni valori della nostra società attuale, sembra sottovalutare la complessità dei fattori che intervengono (ad esempio, quanto il bambino sia  pronto sia dal punto di vista emotivo, sia dal punto di vista cognitivo e soprattutto il ruolo cruciale del contesto di vita). 

Il gioco nelle sue varie forme (gioco che prevede movimento fisico, gioco di finzione e giochi tradizionali, ma NON i giochi elettronici) favorisce lo sviluppo delle capacità dei bambini, soprattutto in quei bambini in condizioni di svantaggio socioculturale che sappiamo anche essere i più a rischio rispetto agli apprendimenti scolastici. Christakis e colleghi (2007), ad esempio hanno dato ad alcuni bambini di età compresa tra i 18 e i 30 mesi una serie di cubetti colorati con cui giocare a casa e fornendo ai genitori solo minime istruzioni sul come gestire il gioco. Questo semplicissimo gioco, supportato dal coinvolgimento degli adulti, ha dato ai bambini un vantaggio in termini di acquisizione del linguaggio in soli sei mesi. 

L’effetto benefico del gioco non si esaurisce in età precoce o prescolare: i bambini di 7-9  anni che passano almeno un’ora giocando (non con i videogiochi) hanno più facilità ad utilizzare un pensiero creativo, maggiore flessibilità cognitiva e migliori capacità attentive.

I giochi elettronici, anche quando presentati come educativi tendono a favorire la passività dei bambini, a presentare stimoli estremamente veloci e soprattutto a costringere ad una immobilità’ quasi totale, spesso accompagnata da una sostanziale solitudine. 

Aamodt, S., & Wang, S. (2011). Welcome to your child’s brain: How the mind grows from conception to college. Bloomsbury Publishing USA

Christakis, D. A., Zimmerman, F. J., & Garrison, M. M. (2007). Effect of block play on language acquisition and attention in toddlers: a pilot randomized controlled trial. Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine, 161(10), 967-971.

Yogman, M., Garner, A., Hutchinson, J., Hirsh-Pasek, K., Golinkoff, R. M., & Committee on Psychosocial Aspects of Child and Family Health. (2018). The power of play: A pediatric role in enhancing development in young children. Pediatrics, 142(3), e20182058.

Watts, T. W., Duncan, G. J., Clements, D. H., & Sarama, J. (2018). What is the long‐run impact of learning mathematics during preschool?. Child development, 89(2), 539-555.

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